Questo riguarda solamente l’ambiente desktop, plasma workspaces, non invece le singole applicazioni della KDE Software Compilation, che continueranno ad evolversi con rilasci indipendenti.
La scelta è stata fatta per concentrare lo sviluppo di nuove feature su Plasma Workspaces 2 – quello che diventerà KDE 5 – basato su librerie Qt5 e KDE Frameworks 5. Al tempo stesso questo garantirà una release stabile dell’ambiente consolidato, garantendo una migrazione morbida al nuovo ambiente, per quanto già da un anno vari membri del team KDE garantiscano che il passaggio sarà molto più sfumato del salto nel vuoto fatto nel passaggio dalla versione 3.5 a KDE 4.0 che ha causato molti problemi e la fuga di parecchi utenti.
In questo modo l’arrivo di Plasma Workspaces 2 non dovrebbe farsi attendere troppo, anche se Aaron non si sbilancia con tempistiche precise. Dà però qualche anticipazione su alcune decisioni, come quella di portare il più possibile all’interno alcuni moduli che ora vivevano di vita indipendente, come networkmanager (gestore delle connessioni) o bluedevil.
La conclusione del post sottolinea il carattere collegiale della decisione, che è stata dapprima discussa tra gli sviluppatori di Plasma, poi proposta e discussa online, e infine approvata non per unanimità ma per consenso. Questo ha allungato un po’ i tempi della decisione ma ha portato alla fine commenti positivi da parte della community. Sembra un riferimento (non troppo) velato al sistema decisionale che invece ha preso piede in Ubuntu dettata dalle scelte strategiche di Canonical, che al contrario sta suscitando crescenti critiche nella comunità.