La mia prima volta con GNOME 3


Eh lo so, lo so, sono un tardone. Voi ragazzi siete più precoci di me e fate bene a divertirvi. Io vado piano, ma vado sano e lontano. Comunque sia, ho finalmente provato per la prima volta GNOME 3 per più di 10 minuti.

GNOME 3, GNOME Shell… sì insomma, proprio questo bell’ambientino qua:

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E tu, se mi vedi seduto in disparte… sappi che che sto apprezzando la Shell la Shell la Shell, io STO CAPENDO LA SHELL!!!

Ebbene sì, scusate se ho preso in prestito gli Elii, ma GNOME Shell il difficile è capirla. O almeno per me era così.

Avevo provato Gnome 3 poco dopo la sua uscita, e non mi era piaciuto per niente. Un sistema che era sempre stato molto tradizionale come GNOME fino alla versione 2, ora stravolgeva completamente il paradigma della scrivania, togliendo il pulsante per rimpicciolire le finestre, le icone dal desktop, introducendo il concetto di “Attività” e gli spazi di lavoro virtuali dinamici. Troppi cambiamenti tutti insieme.

Qualche giorno fa ho pensato che l’uscita di Ubuntu GNOME 14.04, derivata ufficiale di Ubuntu, fosse una buona occasione per rimettere il naso in questo DE così importante per il mondo Linux. Ma prima mi sono preparato. Grazie a questa piccola ottima guida ho imparato qualche dritta e la ratio che c’è dietro questo ambiente.

Premetto che ho provato GNOME 3.10 – quindi non l’ultimissima versione 3.12 rilasciata un mesetto fa – e su Ubuntu, e non su altre distro più GNOME-centriche come ad esempio Fedora. Ma vedrò di rimediare in un prossimo futuro.

Concetti base

GNOME 3 è un sistema minimale e pulito. Con i pregi e i difetti della cosa, in proporzioni variabili a seconda dei gusti e delle esigenze di ciascuno. La scrivania predefinita si presenta così:

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Un pannello superiore che contiene a sinistra un pulsante “Attività”, al centro l’indicazione dell’orario cliccando la quale appare un calendario, e a destra gli indicatori di sistema e il pulsante per chiudere la sessione, spegnere o riavviare.

E basta.

C’è da dire che il sistema guida molto l’utente, se non altro perché con così poche scelte, c’è poco da immaginare, che altro posso fare se non cliccare su “Attività“? Ed ecco che cliccandoci, appare tutto un mondo:

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A sinistra ecco un pannello simile a una “dock” o al launcher di Unity, con icone di varie applicazioni e in fondo un’icona “Applicazioni”. Al centro di uno schermo che si è automaticamente scurito troviamo una casella di ricerca, mentre a destra, seminascosti, gli spazi di lavoro.

Iniziando a digitare nel box di ricerca, possiamo cercare file e applicazioni.

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La particolarità di GNOME 3 è la gestione degli spazi di lavoro, che mi sembrano il cuore dell’intero sistema. Di default essi sono dinamici. Ovvero, non c’è un numero fisso di desktop virtuali come si possono impostare su KDE, Unity, Xfce o com’era in GNOME 2.x.

Trascinando la finestra di un’applicazione aperta in uno spazio virtuale a destra, un nuovo spazio di lavoro vuoto verrà automaticamente creato.

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Quando gli spazi di lavoro sono visibili nel pannello di destra, le finestre aperte nello spazio selezionato sono affiancate con una modalità simile ad Exposé di MacOS X, KDE o Unity. Quando gli spazi sono nascosti, si lavora normalmente sulle finestre aperte.

Come scrivevo prima, il comportamento dell’utente a mio avviso è molto guidato. Ad esempio il pulsante per minimizzare le finestre di default non è presente, spingendo così l’utente che voglia “nascondere” una finestra e trascinarla semplicemente in un altro spazio di lavoro.

Personalizzazione

Le varie impostazioni di default possono comunque essere in gran parte cambiate. Gli spazi di lavoro posso essere resi statici, il pulsante per minimizzare le finestre può essere mostrato, e chiaramente le applicazioni sulla dock possono essere cambiate, il tipo di carattere o lo sfondo di scrivania possono essere modificati. Così anche per le icone e i temi, non con un motore nativo (che al momento solo KDE mi risulta avere) ma scaricandoli da gnome-look o altri portali, copiandoli in una cartella di sistema e poi selezionandoli dal tool di personalizzazione.

Quindi la critica che spesso avevo sentito dell'”ambiente poco personalizzabile” secondo me viene un po’ a cadere, dal punto di vista estetico e anche in alcuni comportamenti di sistema.

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Cosa ne penso

Vi dirò… Non male!
Questo non vuol dire che da domani passerò a GNOME 3, assolutamente, ma approfondirò di certo. Vale la pena di provarlo spendendoci almeno la classica settimana in cui ci si obbliga ad utilizzarlo per entrare nella logica che i suoi creatori hanno immaginato.

Ho trovato scomodo il dover cliccare sul pulsante Attività per poter lavorare, lanciare applicazioni eccetera, ma con un po’ di accortezze sull’uso di scorciatoie da tastiera e simili probabilmente il problema verrebbe superato e il sistema potrebbe diventare molto produttivo. Mi affascina che sia un sistema con una sua logica precisa, da un lato forse un po’ rigida, ma comunque un’idea precisa di produttività e usabilità.

Su Ubuntu GNOME  come distro invece scriverò a breve una recensione apposita.

Spero di aver chiarito un po’ di concetti base di questo desktop environment a chi magari come me non aveva ancora avuto la voglia di metterci il naso dentro o chi ne era stato respinto di primo acchito. E come sempre, opinioni, critiche e commenti sono ben accetti nell’apposito spazio in fondo all’articolo.

 


  • Alessandro Paddeu

    si può mettere su linux mint 16?

    • Mint con Cinnamon? TEORICAMENTE Cinnamon 2 non dovrebbe rompersi installando GNOME Shell, però non l’ho mai testato, a tuo rischio. Se non l’hai mai provato, ti consiglio comunque di fare un giro con GNOME Shell (ad es. con la iso di UbuntuGNOME 14.04) in una macchina virtuale per vedere se ti ci trovi e se vale la pena di installarlo nel tuo sistema.

      Per installare, basta dare da terminale:
      $ sudo add-apt-repository ppa:gnome3-team/gnome3
      $ sudo apt-get update
      $ sudo apt-get install gnome-shell
      E poi uscire dalla sessione e rientrare.

      • Alessandro Paddeu

        grazie, seguo il consiglio di utilizzare la live 😛

      • LORENZO “LOLLO” SPADONI

        Su Fedora possono convivere nello stesso Computer.
        Hello! 🙂

        • Ciao Lollo. Ma tu scrivi sempre “Hello!” nel senso di “Bye!”?

          • LORENZO “LOLLO” SPADONI

            No, volevo metterlo all’inizio ma poi intralciava il messaggio. Sarebbe un Ciao di benvenuto.
            Hello! 🙂