La mia recensione di SphinUX 1.0

E’ trascorso ormai quasi un anno da quando vi parlai di SphinUX, sistema operativo aperto di origine egiziana, con la caratteristica di avere un kernel misto Linux-Hurd.

All’epoca non esisteva ancora il sito ufficiale del progetto, ma solo la pagina Facebook. Ora ho ritenuto i tempi maturi per provarlo. La versione che ho testato su macchina virtuale è la 1.0 “CheopX”.

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Dopo aver letto i requisiti di sistema – tra cui mi stupivano gli almeno 10 GB di spazio disco liberi – ho scaricato la iso per il desktop e l’ho avviata su VirtualBox.

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Dopo un paio di minuti la versione live con l’ambiente KDE 4.11 appare sul mio schermo.

Purtroppo vengo accolto da una serie di pop-up con errori vari, che chiudo.

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Dopo alcuni minuti appare anche – automagicamente – la finestra dell’installatore. E’ solo in inglese, non c’è possibilità di scegliere un’altra lingua. Può essere che impostando come lingua di sistema l’arabo dalle Impostazioni, poi anche l’installer si adattasse ma purtroppo – per motivi che vedrete tra poco – non ho avuto la possibilità di provare.

Solo per provare neh… non che io sappia l’arabo 😉

Installazione

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Ok, avvio l’installazione. Vengo subito avvisato che per partizionare il disco dovrò cliccare su un pulsante e avviare un’applicazione terza, GParted.

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Seguo l’indicazione ed eccomi in GParted. Per chi ha un minimo di dimestichezza con installazioni di sistemi operativi non è complicato, ma certo per un utente non espertissimo trovarsi subito a che fare con tabelle delle partizioni, punti di montaggio e compagnia bella può causare un po’ di panico.

Certo, qualsiasi installazione di un sistema richiede un minimo di competenza, però si sente la mancanza di un wizard un po’ più guidato come quello che Ubuntu e derivate, openSUSE, Fedora e altre distro offrono. Probabilmente un peccato di gioventù, niente di insuperabile.

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Procediamo…

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Partizioni pronte, cambio il fuso orario da Africa/Cairo e Europe/Rome e proseguo.

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Creo il primo utente e imposto la password di root che – come in molte distro ma non le *buntu – può essere diversa da quella dell’utente.

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Confermiamo e partiamo con la copia dei file e l’installazione vera e propria.

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Invece di diapositive che presentano il sistema, l’installatore intrattiene l’utente con simpatiche frasette tipo “ShinUX non è lo Windows egiziano”, “Se stai vedendo questo messaggio da VirtualBox, VMware  o un’altra VM-Hell, che tua sia maledetto” o “Le applicazioni Windows qui non girano, se vuoi PES 2013 vai a usare Windows”…

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L’installazione appare piuttosto lenta rispetto agli standard cui ero abituato.. Dopo mezz’ora la barra di progressione arriva al 64%…
e lì appare un errore delle morte!

Installazione interrotta, pare per mancanza di spazio su disco :O

Ma come… un disco virtuale di 11 GB tutto per lui.. e i requisiti dicevano 10!

Vabbè.. fa niente, ricominciamo. RAM a 1,5 GB e 20 GB di disco vituale. Rifo.

Niente da fare, questa volta il processo arriva al 74% e lì si interrompe per lo stesso motivo. Sono un obeSO e ho bisogno di più spazioooooo…

Dopo un altro tentativo con 25 GB (interruzione all’82%), e dopo aver provato VMware invece di Vbox e configurazioni hardware varie, decido di rinunciare all’installazione. Non vi piacciono le macchine virtuali? Ma se non riesco a installarlo lì, col ciuffolo che ci provo su un PC fisico. Inoltre va bene tutto, ma 30 o 35 GB di spazio per installare il tuo sistema mi pare esoso, mettilo a dieta oppure sdraialo per per terra e fallo solcare da corsi d’acqua, che a quel punto è un ruolo più adatto alla sua mole.

Nonostante il fallimento dell’installazione voglio provare ‘sto sistema egizio, e alla fine ho sottomano la versione live, posso usare quella. Proviamo ad aprire il browser per vedere se ha il plugin flash installato…

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Aprire Firefox è stata una pessima idea: il sistema si impanta e blocca la macchina. La spengo, bestemmiando tutto il panthéon degli antichi dèi egizi.

Quel poco che sono riuscito a vedere

Non sono purtroppo riuscito a portare a termine una prova canonica utile a completare la recensione. Faccio solo poche osservazioni su quel poco del sistema che sono riuscito a vedere.

L’ambiente desktop come detto è KDE. Non ho visto particolari tool nativi, a parte l’installatore Horus che però ha fallito miseramente il suo compito. Una nota sul tema di icone scelto, Buuf. Molto carino e particolare – io stesso l’ho tenuto per molti mesi sulla mia Kubuntu – ma a mio avviso molto poco “professionale” per sceglierlo come predefinito su una distribuzione.

Il resto è un KDE 4.x classico, con il suo menù e i suoi strumenti di gestione.

Conclusioni

Per un SO che i suoi sviluppatori descrivevano come “molto più veloce di un GNU/Linux” – tanto da chiamare uno dei kernel “lightening speed”, la delusione è cocente. Con 1 GB di swap, 24 GB di spazio disco, 1,5 di RAM, il sistema era lentissimo in sessione live, pieno di crash ed errori, ed è stato impossibile installarlo.

Non so se altri abbiano avuto un’esperienza migliore della mia, ma per quanto mi riguarda questa non è assolutamente una versione stabile, e gli sviluppatori hanno ancora molto molto da lavorare.

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