Monaco di Baviera completa la migrazione a Linux

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L’amministrazione pubblica della città di Monaco di Baviera, in Germania, ha completato con lo switch dai sistemi operativi proprietari ad un desktop opensource: un modello da cui possiamo apprendere.

I traguardi raggiunti

Peter Hofmann, responsabile del progetto di migrazione, ha annunciato chequesta è stata un successo:

“Abbiamo fatto piccoli passi, invece di un grande approccio istantaneo. Preferiamo la qualità nel tempo e scegliamo di creare qualcosa in proprio invece di dover spendere denaro oppure attendere che altri entrino in scena”

La strategia opensource scelta per la città è valida in quanto focalizzata sulla sostenibilità nel tempo: ci si è concentrati sulle interazioni con i cittadini, le imprese e gli altri enti pubblici. La città ora utilizza un sistema desktop unificato, LiMux, una propria distribuzione opensource basata su Ubuntu: ne sono già dotati 14.000 PC su un totale di 15.000, distribuiti nei 51 uffici pubblici di tutta la città.

Fin dagli inizi nel 2005 il progetto è stato molto attento alla gestione del cambiamento e alla comunicazione: “L’accettazione e il sostegno dei dipendenti pubblici della città è la cosa più importante per noi” ha detto il 22 Maggio alla conferenza Linux Tag di Berlino. Negli anni la città ha convertito a poco a poco le sue applicazioni di lavoro in soluzioni Java-based o Web-based, in modo da poterle eseguire su qualsiasi sistema informatico od in modo nativo anche su Linux.

Sono anche stati migrati di centinaia di macro di documenti, modelli e moduli per l’ufficio: Hofmann ha confermato che la città ora effettuerà il passaggio aLibreOffice, la suite libera opensource per l’ufficio e la produttività, sostituendo l’attuale OpenOffice, utilizzato dal 2006.

I segreti del successo: cosa abbiamo da imparare

Il passaggio a LiMux finora ha permesso alla città un risparmio di oltre 10 milioni di euro. Un modello da cui imparare: l’esperienza di Monaco insegna che la migrazione su vasta scala ad un sistema libero non è solo economicamente vantaggiosa, ma sopratutto possibile.

Troppo spesso si tenta di forzare il passaggio: in un lasso di tempo brevissimosi sostituisce il software proprietario con uno libero, si scopre che i documenti non sono più compatibili, che i lavoratori non riescono ad essere efficienti perché abituati al vecchio sistema, che non si riesce più ad operare con aziende ed enti esterni… nel complesso ci si accorge che “le cose non si sistemano da sole” e quindi si abbandona tutto. Tempo perso e fondi pubblici buttati per una sperimentazione fallimentare.

Ci si aspetta che dipendenti/mezzi informatici/software siano capaci di adattarsi tra loro di punto in bianco, come nulla fosse cambiato. Ma Hofmann ci rivela che il segreto sta nel suo contrario: far percepire il cambiamento: studiare ogni fase, sviluppare soluzioni software per il nuovo ecosistema, seguire passo passo i dipendenti, istrurli nelle difficoltà, perché sono loro “la cosa più importante”, le persone da cui infine meritare accettazione e sostegno.

Monaco,  nel suo piccolo, ha fatto scuola: vediamo di sederci tra i banchi.

 

via chimerarevo

 

  • daniele

    innanzi tutto dovrebbe esserci la sensibilità adatta in Italia: siamo davvero sicuri che i nostri amministratori vogliano risparmiare ed usare quei soldi per noi? Ai tedeschi va il grande merito di aver dimostrato ciò che una certa propaganda diceva essere impossibile…

  • hanno risparmiato 10 milioni di licenza ed hanno speso 20 milioni per cercare di far funzionare linux Bravi!