Ubuntu compie 10 anni: un bilancio

Ubuntu-IMG_2545-350x2002

Oggi Ubuntu compie 10 anni! Infatti il 20 Ottobre 2004 Mark Shuttleworth annunciò il rilascio di Ubuntu 4.10 “Warty Warthog”, la prima versione stabile di una nuova distribuzione GNU/Linux che nel giro di un anno balzò al vertice delle classifiche di apprezzamento degli utenti, in primis la classifica delle visite su DistroWatch, da cui venne spodestata solo parecchi anni dopo dalla propria derivata Linux Mint.
Ubuntu 4.10 Warty Warthog veniva rilasciata con GNOME 2.8, Firefox 0.9, Evolution 2.0 e OpenOffice.org 1.1.2. Da allora la distro di Canonical, società fondata dal sudafricano Shuttleworth nel marzo di quell’anno, ha fatto parecchia strada, e possiamo provare a tracciare un bilancio sommario.

Uno dei momenti di svolta nella storia di Ubuntu si ha certamente tra il 2010 e il 2011, quando la distro cambia letteralmente pelle, prima modificando il logo, i caratteri e i colori di default dai classici toni di marrone che ricordavano l’Africa nella cui filosofia affonda le radici, poi cambiando l’ambiente grafico: da GNOME a Unity. Svolta epocale e contestatissima.

I motivi di quella scelta furono noti solo nel 2012 con l’annuncio di Ubuntu Touch, il progetto che ha lo scopo di portare Ubuntu su telefonini e tablet (e in prospettiva su altri dispositivi) così come sul desktop, per realizzare quella convergenza dei device che lo stesso Windows 10 ricerca.

Nell’estate del 2013 la grande campagna di finanziamento partecipato per realizzare Ubuntu Edge, uno smartphone pionieristico di fascia alta e disponibile solo a chi l’avesse pre-acquistato. La campagna di crowdfunding fallisce ma raccoglie comunque quasi metà dell’esorbitante cifra di 32 milioni di dollari che si prefiggeva di raccogliere in un solo mese. E forse in realtà fu solo una gigantesca campagna di marketing sociale che certamente ha fatto parlare di Ubuntu su media che solitamente non dedicano grandi spazi all’open source.

Ad oggi gli “ubuntòfoni” sono ancora un miraggio, ma il produttore spagnolo Bq e il cinese Meizu dovrebbero tradurli in realtà entro la fine di quest’anno, ossia.. un paio di mesi. Staremo a vedere.

Che giudizio do di questi anni di Ubuntu? Beh, senz’altro positivo. Non solo per la distro in sé, che comunque sta portando avanti – seppur con fatica – un progetto enorme ed ambizioso, ma per l’ecosistema di derivate e varianti (Mint, Xubuntu, Kubuntu, Lubuntu, Edubuntu…) che ha saputo creare, e per la spinta alla diffusione di GNU/Linux agli utenti meno esperti.

100 di questi giorni, cara vecchia Ubuntu 🙂

I commenti sono chiusi.