In ambito informatico […] il termine newbie (con le sue molteplici varianti quali niubbo, noob, nabbo, nabbazzo…) è generalmente, ma erroneamente, usato in senso derisorio verso i nuovi utenti, i quali si fanno notare da quelli più anziani con domande ingenue o per il loro comportamento nel momento in cui non riescono ad integrarsi subito con la community. risultando goffi e in alcuni casi snervanti.
Avete appena letto una sintesi della descrizione del termine “newbie” data da it.wikipedia. Parto da qui per introdurre questo articolo dal titolo un po’ evangelico, influenzato forse dal clima pasquale, chissà.
Oggi voglio intrattenervi con un pippone in cui vi illustrerò la mia opinione su un tema e t e r n o nel mondo Linux: l’accoglienza/presenza/tolleranza/esistenza degli utenti inesperti.
Dato che il tema è eterno, perché trattarlo proprio adesso? Perché esso è tornato decisamente d’attualità con la fine del supporto a Windows XP, che nelle ultime settimane ha portato diversi commentatori e normali utenti a scrivere sui possibili scenari che una migrazione importante di utilizzatori Windows verso GNU/Linux potrebbe aprire. Vi cito un paio di articoli, uno che ho trovato su softpedia, l’altro su Marco’s Box. Vediamo se riesco a dare un filo logico a quello che penso su quest’argomento, andiamo con ordine.
Tanti nuovi utenti per Linux… figata! No?
No: entrambi gli articoli giungono alla stessa conclusione, ossia che una migrazione massiccia di utenti da XP a Linux non è auspicabile.
Le motivazioni portate sono principalmente due. La prima è di natura più tecnica: una maggiore base utente porta a maggior interesse da parte di chi realizza virus e software malevoli; e questo può anche starci, ma non è l’aspetto su cui voglio soffermarmi in questo post. Quello che mi interessa è la seconda motivazione: la migrazione di massa porterebbe a un’invasione di utonti nei forum di supporto linari, intasandoli con domande idiote difficili da gestire.
Davvero ci sarà un’invasione?!
No, a meno che non viviate nell’Ucraina orientale, potete dormire sonni tranquilli. Anche se non si hanno dati certi, la fine di XP non ha portato né porterà a numeri elevati di utenti che passino a Linux. Ma al di là dei numeri e dell’immediato, l’approccio della comunità Linux verso i nuovi utenti mi interessa molto, e io stesso l’ho vissuta in prima persona una decina d’anni fa.
Newbie vs Noob
La sopracitata pagina di Wikipedia fa una distinzione importante, quella tra newbie (letteralmente neofita), che indica “una persona inesperta di un certo contesto che mostra l’intenzione a migliorarsi”, e noob “un soggetto neofita” che, al contrario del newbie, non ha la minima intenzione di migliorarsi”.
Io ho notato e noto tutt’ora che troppo spesso la comunità Linux confonde i due termini e guarda con superiorità e diffidenza i nuovi arrivati che pure dimostrino volontà di migliorarsi.
Migliorare = Imparare a usare il terminale?
No. O meglio, non necessariamente.
Ritengo la volontà di migliorarsi indispensabile per imparare a fare qualunque cosa. Dato che quando si fa una cosa per la prima volta probabilmente non la si sa fare, per imparare a farla è automatico doversi per forza di cose migliorare. Ma la traduzione pratica di questo miglioramento dipende dallo scopo che si vuole raggiungere.
Qual è lo scopo di un nuovo utente Linux?
Imparare a usare un sistema operativo Linux per portare a termine dei compiti.
Non esistono utenti sbagliati, solo soluzioni sbagliate.
Alcune cose nella vita non si possono fare.
Molte cose non si possono fare… in quel modo in cui stai cercando di farle tu!
Il mondo – anzi, l’universo – GNU/Linux offre una quantità enorme di strumenti e soluzioni che permettono di fare un sacco di cose e soddisfare un sacco di esigenze. Basta che l’utente sappia scegliere la soluzione giusta, e che la comunità invece di respingerlo coprendolo d’insulti, riesca ad aiutarlo nel modo più adatto.
Ma – come diceva la voce narrante di Heidi – di questo parleremo la prossima volta 😉
— Nella prossima puntata —
Lasciate che i niubbi vengano a noi #2 – La parte dell’utente: saper scegliere